"Il
tempo si fa breve", può sembrare fuori luogo questa citazione quando si
affrontano temi mondani come quelli politici ma, l'urgenza di una
"decisione personale" su quanto accade intorno a noi, a distanze
diverse, è ormai inevitabile. Possiamo fare un lungo e quasi infinito elenco
sugli accadimenti che ci devono interrogare personalmente per un giudizio che
parta dalla realtà, dall’umano che essa esprime nella sua essenziale ragione
antropologica originale, non da qualcosa d’altro. Qualcosa d’altro identificabile
in altrettanti innumerevoli atteggiamenti: interesse, tornaconto, pregiudizio,
ideologia, disinteresse, qualunquismo, rabbia, dolore, fatica, odio,
servilismo, paura, coraggio, vigliaccheria, egoismo, ......... potremmo andare
avanti all'infinito. Mi domando di fronte ai fatti, alla realtà: in che misura
siamo interessati ad approfondirla e a giudicarla tenendo conto di "tutti
i fattori"? Questo vale per tutto ciò che accade partendo dalla prossimità
della nostra casa, fino al nostro quartiere, dal nostro ambiente di lavoro, dal
nostro partito, dalla nostra città, fino ai fatti del mondo. A tutto ciò che ci
passa davanti e di fronte al quale ci poniamo solo la domanda: ma mi riguarda?
Quante volte ci sono passate davanti cose che sembrava non ci riguardassero in
quanto lontane e poi hanno inciso pesantemente nella nostra quotidianità. Di
fronte ai nostri figli che faticano a trovare la loro strada quale è il nostro
atteggiamento, quanta pretesa c'è, quanta prevaricazione c'è e quanta
attenzione rispetto al loro destino abbiamo? Un'attenzione che tenga conto di
loro nella complessità della loro vita e delle loro aspirazioni e fatiche?
Quando discutiamo con i nostri vicini quanto del nostro pregiudizio mettiamo in
campo, a discapito di una valutazione della realtà che tenga conto degli
interessi di tutti, noi compresi. Quanto mettiamo di vero nel giudicare
l’importanza di ciò che accade agli altri senza misurarne l’importanza in
proporzione a quanto ci tocca. Quando invece siamo di fronte alle vicende del
mondo, dalle angoscia per i conflitti, per i terremoti per la povertà dilagante
anche molto vicino a noi, alle difficolta di un conoscente o di un collega di
lavoro, con una partecipazione non solo emotiva, non solo di circostanza, non
solo di ipocrisia e di carità pelosa ma veramente di profonda partecipazione e
fattiva solidarietà disinteressata? Quando siamo di fronte alle incomprensibili
dinamiche della politica, alla meschinità di molti politici, alla corruzione,
non con una voglia di vendetta o di rivalsa ma con una vera volontà di capire e
di agire magari cominciando dal nostro vivere quotidiano e nell’educazione dei
nostri figli? Quanto, in fine, la nostra
quotidianità non è intrisa di mal celata costante prevaricazione magari
mascherata da un buonismo ipocrita che comincia da quando chiediamo al nostro
collega di ufficio notizie sulla sua salute come intercalare e parliamo d’altro
prima che ci risponda nascondendo male il nostro totale disinteresse. Tutti i sintomi
sempre più evidenti di una epidemia di individualismo segno di una mutazione
antropologica della specie. Cosa sarà di noi? Cosa sarà dei nostri ragazzi? Voglio
sperare che non si debba toccare il fondo per risalire. Quanto tempo abbiamo
ancora per accorgerci di dove stiamo andando e per darci una svolta? Non so ma
ogni istante che passa “il tempo si fa breve”.
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