martedì 20 novembre 2012

Il tempo si fa breve


"Il tempo si fa breve", può sembrare fuori luogo questa citazione quando si affrontano temi mondani come quelli politici ma, l'urgenza di una "decisione personale" su quanto accade intorno a noi, a distanze diverse, è ormai inevitabile. Possiamo fare un lungo e quasi infinito elenco sugli accadimenti che ci devono interrogare personalmente per un giudizio che parta dalla realtà, dall’umano che essa esprime nella sua essenziale ragione antropologica originale, non da qualcosa d’altro. Qualcosa d’altro identificabile in altrettanti innumerevoli atteggiamenti: interesse, tornaconto, pregiudizio, ideologia, disinteresse, qualunquismo, rabbia, dolore, fatica, odio, servilismo, paura, coraggio, vigliaccheria, egoismo, ......... potremmo andare avanti all'infinito. Mi domando di fronte ai fatti, alla realtà: in che misura siamo interessati ad approfondirla e a giudicarla tenendo conto di "tutti i fattori"? Questo vale per tutto ciò che accade partendo dalla prossimità della nostra casa, fino al nostro quartiere, dal nostro ambiente di lavoro, dal nostro partito, dalla nostra città, fino ai fatti del mondo. A tutto ciò che ci passa davanti e di fronte al quale ci poniamo solo la domanda: ma mi riguarda? Quante volte ci sono passate davanti cose che sembrava non ci riguardassero in quanto lontane e poi hanno inciso pesantemente nella nostra quotidianità. Di fronte ai nostri figli che faticano a trovare la loro strada quale è il nostro atteggiamento, quanta pretesa c'è, quanta prevaricazione c'è e quanta attenzione rispetto al loro destino abbiamo? Un'attenzione che tenga conto di loro nella complessità della loro vita e delle loro aspirazioni e fatiche? Quando discutiamo con i nostri vicini quanto del nostro pregiudizio mettiamo in campo, a discapito di una valutazione della realtà che tenga conto degli interessi di tutti, noi compresi. Quanto mettiamo di vero nel giudicare l’importanza di ciò che accade agli altri senza misurarne l’importanza in proporzione a quanto ci tocca. Quando invece siamo di fronte alle vicende del mondo, dalle angoscia per i conflitti, per i terremoti per la povertà dilagante anche molto vicino a noi, alle difficolta di un conoscente o di un collega di lavoro, con una partecipazione non solo emotiva, non solo di circostanza, non solo di ipocrisia e di carità pelosa ma veramente di profonda partecipazione e fattiva solidarietà disinteressata? Quando siamo di fronte alle incomprensibili dinamiche della politica, alla meschinità di molti politici, alla corruzione, non con una voglia di vendetta o di rivalsa ma con una vera volontà di capire e di agire magari cominciando dal nostro vivere quotidiano e nell’educazione dei nostri figli?  Quanto, in fine, la nostra quotidianità non è intrisa di mal celata costante prevaricazione magari mascherata da un buonismo ipocrita che comincia da quando chiediamo al nostro collega di ufficio notizie sulla sua salute come intercalare e parliamo d’altro prima che ci risponda nascondendo male il nostro totale disinteresse. Tutti i sintomi sempre più evidenti di una epidemia di individualismo segno di una mutazione antropologica della specie. Cosa sarà di noi? Cosa sarà dei nostri ragazzi? Voglio sperare che non si debba toccare il fondo per risalire. Quanto tempo abbiamo ancora per accorgerci di dove stiamo andando e per darci una svolta? Non so ma ogni istante che passa “il tempo si fa breve”.

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